Si crea però una specie di “loop” mentale, un vero e proprio circolo vizioso caratterizzato da un pensiero statico, ripetitivo, uguale a se stesso, che continua a vedere e affrontare la situazione da un unico punto di vista. Piccolo esempio: l’amministratore è difficile da reperire, ma tanto cambiarlo con altro non conviene, sono tutti uguali… Mai sentito?
Edward de Bono (psicologo maltese, massimo esponente della ricerca del pensiero creativo) afferma che è possibile imparare a pensare in modo diverso, grazie alla capacità umana del cosiddetto “pensiero laterale”.
Ma cosa significa esattamente?
Il pensiero laterale è di natura intuitiva e si pone quindi come una vera e propria alternativa al “pensiero verticale”, ovvero quella tipologia di pensiero logica e consequenziale condizionata, che a volte ci rende “ingabbiati” e limitati nel nostro modo di vedere, interpretare e di conseguenza interagire con la realtà che ci circonda.
Via via che passa il tempo i nostri pensieri, come le nostre convinzioni, si fanno sempre più radicate e ferme, rigide e sedimentate.
A cosa serve il pensiero laterale?
Il pensiero laterale assume la funzione di potenziale “scardinatore” delle convinzioni e logiche ormai date per scontate, che possono rendere difficile per le persone trovare una soluzione o anche solo un cambio di prospettiva del problema stesso.
Urge dunque affrontare le situazioni creando nuovi percorsi di pensiero.
Facciamo un esempio: quante volte è capitato che si parli tanto di specifici interventi di riqualificazione e, alla resa dei conti in assemblea, spariscono tutte queste buone intenzioni? Quante volte si discute dell’importanza di cose effimere e non di cose essenziali? Sono problematiche nei condomini all’ordine del giorno, come fare per risolverle se, con logica, si era spiegato il giusto percorso senza feedback positivi? Serve ragionare al contrario, far giungere a conclusioni creando percorsi, serve percorre ogni strada per l’obiettivo.
FUNZIONA SEMPRE?
Dipende quale risposta vi aspettate, in generale no, non al primo colpo, non sempre. E’ una forma mentis, un mindset da fare proprio che, come la goccia spacca la roccia, agevola il raggiungimento della soluzione.
Il pensiero verticale, ovvero il pensiero logico consequenziale, è comunque utile, ma raggiunge la sua efficacia se in abbinamento al pensiero laterale che sa espandersi oltre i suoi limiti e confini, cercando ulteriori soluzioni al di fuori di esso. Il pensiero verticale ci aiuta nella risoluzione di un problema in maniera diretta rifacendosi all’esperienza e alle competenze acquisite, il pensiero laterale invece fa un uso differente delle informazioni disponibili.
Non sempre il pensiero logico ci porta alla soluzione, alle volte si può bloccare, inceppare, e quando torna indietro tende a ripercorrere gli stessi passi, quelli delle informazioni e delle esperienze pregresse, formando così dei “solchi neuronali” sempre più rigidi e schematici. Proprio a questo punto la tentazione di mollare è forte e ci diciamo: “è impossibile trovare una soluzione!”.
Lasciamo una storia che abbiamo letto per centrare la comprensione:
“Anni fa un mercante inglese si era indebitato con un vecchio usuraio, brutto e losco che minacciava di mandarlo in prigione se non gli avesse restituito i suoi soldi con gli interessi.
Il mercante aveva una bella figlia di cui l'usuraio si era invaghito al punto da fargli una proposta: avrebbe messo un sassolino bianco ed uno nero in un sacchetto e ne avrebbe estratto uno a caso senza guardare. Se il colore del sasso fosse stato bianco avrebbe estinto il debito del mercante viceversa, in caso di colore nero, l'usuraio avrebbe anche avuto in sposa la ragazza. Vista la situazione e considerando che a quei tempi chi non onorava i debiti andava in galera, padre e figlia accettarono il gioco. La ragazza però si accorse che il furbo usuraio, di nascosto, aveva messo due sassolini neri nel sacchetto in modo da uscirne sicuramente vincitore.
Gli scenari di pensiero lineare erano 3:
La ragazza ragionò lateralmente, scelse di giocare ma quando prese il sassolino dal sacchetto lo fece cadere in mezzo ad altri sassi (al fine di non consentirne il riconoscimento) e disse all'usuraio che non importava ritrovare il sassolino in quanto bastava dedurlo controllando cosa fosse rimasto all'interno del sacchetto!
Geniale vero?
Come sarebbe stato se la ragazza non avesse “pensato laterale”? Se avesse dato libero sfogo a percezioni errate, cliché, pregiudizi e ideologie, insomma tutte decisioni prese in fretta e senza fatica che gli psicologi nominerebbero bias cognitivi, come sarebbe finita?
Ecco, se ritenete che oggigiorno la figura dell’amministratore di condominio debba evolversi verso una professionalità più radicata nell’ambito della comunicazione e problem-solving, potete provare a conoscerci, ci trovate su www.am-co.it
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